(01) La Compagnia del Corvo by Barclay James

(01) La Compagnia del Corvo by Barclay James

autore:Barclay James [James, Barclay]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788842916352
editore: Abyssinian
pubblicato: 2012-04-06T17:00:37+00:00


17

Certo, se Hirad e Ilkar fossero morti avrebbe fatto tutto per niente. Erienne rivolse la mente al problema immediato. Per Hirad, l'Incantesimo Corporeo era l'unica speranza. Ci sarebbero voluti più di venti minuti per prepararlo. Quando iniziò, la maga pregò che il barbaro resistesse tanto.

Dall'abisso della sua agonia Hirad cercò di rialzarsi. Da qualche parte, molto in alto, il calore lo stava chiamando. Non si era reso conto di essere caduto tanto in basso e non pensava di poter risalire.

«Prova, Hirad, prova!»

Una voce penetrò nella sua mente. Una voce di donna. Hirad provò.

Ciò che in seguito assalì i sensi di Ilkar fu un odore opprimente, con una sfumatura dolce. Fumo di pipa. L'elfo era sempre disteso nell'ampia sala, e quando aprì gli occhi potè vedere solo un soffitto illuminato dall'intensa luce del sole. Era un'immagine sfocata, e Ilkar rimase steso ad ascoltare il silenzio mentre a poco a poco gli occhi si mettevano a fuoco. Erienne lo aveva salvato.

Era stanco. Un dolore sordo sottolineava le lesioni più gravi, ma Ilkar sapeva di non essere più in pericolo. Era una bella sensazione. Si tirò su sui gomiti e vide Denser, che sedeva coi piedi posati su un tavolo. Il suo volto, ciò che di esso Ilkar riusciva a vedere, recava ancora le cicatrici del pestaggio, ma quell'uomo col berretto in grembo e vestito coi consueti abiti neri ricordava già molto il vecchio Denser. Dalla pipa che stringeva in bocca si levava un lieve filo di fumo; sul tavolo accanto a lui c'era una tazza fumante, e il gatto gli dormiva acciambellato sulle cosce.

«Mai, neanche nei sogni più folli, avrei pensato di essere contento di vedere uno xeteskiano.»

Denser scoppiò a ridere. Il movimento svegliò il gatto, che sbadigliò, si stirò e balzò a terra. Il mago tolse i piedi dal tavolo e si avvicinò lento all'elfo. «Felice giorno a te, Ilkar. O dovrei dire 'felici giorni'?»

«Non lo so, dimmelo tu.»

«Finora ne sono passati due.»

«Hirad?»

Denser sorrise. «Guarda tu stesso.» Indicò a sinistra dell'elfo, prima di tornare al tavolo a posare la pipa e prendere la tazza.

Ilkar guardò dove Denser aveva indicato. Per un breve e spaventoso istante ebbe la certezza che il barbaro fosse morto; poi però il petto di Hirad si alzò e si abbassò in modo lento, uniforme. Era una visione meravigliosa. Come l'elfo, il barbaro era steso su un pagliericcio duro, con la testa appoggiata a un cuscino e col corpo avvolto da coperte fino al torace nudo. Un rigonfiamento nella parte centrale del petto denotava, sotto le coperte, la presenza di un'abbondante fasciatura. Hirad era pallido, ma poco importava. Il cuore di Ilkar si riempì di gioia e le lacrime gli sgorgarono spontanee.

«Puoi alzarti», affermò Denser. «Vieni a bere una tazza di tè.»

L'elfo assentì e si mise lentamente seduto. Dovette sorreggersi quando il sangue gli andò alla testa, minacciando di farlo cadere.

«Stai bene?» chiese lo xeteskiano.

«Credo che berrò il tè seduto qui», disse Ilkar.

Denser ridacchiò, si avvicinò alla porta della cucina e si sporse. «Talan? Smetti di affettare e porta un tè.



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